Chiama ora!

Nel caso i numeri fossero irraggiungibili o occupati, si prega di lasciare un messaggio in segreteria con: nome, cognome e numero di telefono. Sarete richiamati al più presto.


EMDR

Terapeuta EMDR

L’EMDR è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti. E’ un approccio psicoterapico interattivo e standardizzato, scientificamente comprovato da più di 20 studi randomizzati controllati condotti su pazienti traumatizzati e documentato in centinaia di pubblicazioni che ne riportano l’efficacia nel trattamento di numerose psicopatologie inclusi la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze. La terapia EMDR ha come base teorica il modello AIP (Adaptive Information Processing) che affronta i ricordi non elaborati che possono dare origine a molte disfunzioni. Numerosi studi neurofisiologici hanno documentato i rapidi effetti post-trattamento EMDR. L’approccio EMDR, adottato da un numero sempre crescente di psicoterapeuti in tutto il mondo, è basato sul modello di elaborazione adattiva dell’Informazione (AIP). Secondo l’AIP, l’evento traumatico vissuto dal soggetto viene immagazzinato in memoria insieme alle emozioni, percezioni, cognizioni e sensazioni fisiche disturbanti che hanno caratterizzato quel momento. Tutte queste informazioni immagazzinate in modo disfunzionale, restano “congelate” all’interno delle reti neurali e incapaci di mettersi in connessione con le altre reti con informazioni utili. Le informazioni ”congelate” e racchiuse nelle reti neurali, non potendo essere elaborate, continuano a provocare disagio nel soggetto, fino a portare all’insorgenza di patologie come il disturbo da stress post traumatico (PTSD) e altri disturbi psicologici. Le cicatrici degli avvenimenti più dolorosi, infatti, non scompaiono facilmente dal cervello: molte persone continuano dopo decenni a soffrire di sintomi che ne condizionano il benessere e impediscono loro di riprendere una nuova vita. L’obiettivo dell’EMDR è quello di ripristinare il naturale processo di elaborazione delle informazioni presenti in memoria per giungere ad una risoluzione adattiva attraverso la creazione di nuove connessioni più funzionali. Una volta avvenuto ciò, il paziente può vedere l’evento disturbante e se stesso da una nuova prospettiva. L’EMDR considera tutti gli aspetti di un’ esperienza stressante o traumatica, sia quelli cognitivi ed emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici. Utilizzando un protocollo strutturato il terapeuta guida il paziente nella descrizione dell’evento traumatico, aiutandolo a scegliere gli elementi disturbanti importanti. Al termine della seduta di EMDR, quando il processo di rielaborazione ha raggiunto la risoluzione adattiva, l’esperienza è usata in modo costruttivo dalla persona ed è integrata in uno schema cognitivo ed emotivo positivo. Attraverso il trattamento con l’EMDR è dunque possibile alleviare la sofferenza emotiva, permettere la riformulazione delle credenze negative e ridurre l’arousal fisiologico del paziente. Questo approccio risulta efficace anche con i pazienti che hanno difficoltà nel verbalizzare l’evento traumatico che hanno vissuto. L’EMDR, infatti, utilizza tecniche che possono fornire al paziente un maggior controllo verso le esperienze di esposizione (poiché non si basa su interventi verbali), e che possono aiutarlo nella regolazione e nella gestione delle emozioni intense che potrebbero scaturire durante la fase di elaborazione.

Se vi è mai capitato qualcosa che preferireste lasciarvi alle spalle e nel tempo sono comparsi sintomi come paura, tristezza o insonnia, la terapia Emdr potrebbe esservi d’aiuto. Dal morso di un cane da bambini a un incidente d’auto, fino a esperienze fortemente traumatiche di lutto, violenza e disastri naturali, ogni episodio viene archiviato nel nostro cervello insieme a un corredo di emozioni. I traumi passati lasciano una traccia nella mente e nel corpo, e un trigger (uno stimolo) può riattivarli in modo imprevedibile, facendoci sentire angosciati e vulnerabili.


La terapia Emdr lavora sui ricordi originati nel momento del trauma e ne spegne la carica emotiva negativa. Placato l’incendio, c’è spazio per rielaborare l’accaduto con più distacco e per ricostruire. Funziona un po’ come un kintsugi che ripara le crepe della nostra memoria. Al posto della polvere d’oro, sensazioni nuove di zecca.



Cos’è la terapia Emdr

L’Emdr è un trattamento psicoterapeutico scoperto per puro caso nel 1987 e poi codificato dalla psicologa californiana Francine Shapiro per alleviare lo stress e i sintomi associati ai ricordi traumatici. L’acronimo sta per “Eye movement desensitization and reprocessing” (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari).

Durante le sedute di Emdr, infatti, si attivano entrambi i processi man mano che il paziente segue con gli occhi le dita del medico che compiono un movimento simile a quello del sonno Rem: la desensibilizzazione nei confronti del ricordo dell’evento traumatico e la sua rielaborazione a livello emotivo, cognitivo e corporeo. Oltre all’uso dei movimenti oculari, esistono anche altre modalità quali il tapping (tamburellamenti) o la stimolazione acustica.

Alcuni confondono questa tecnica con l’ipnosi, ma c’è un’enorme differenza: durante la seduta Emdr la persona rimane vigile e cosciente. Se da un lato l’attenzione torna alle emozioni, ai pensieri e alle sensazioni vissuti in passato, dall’altro si mantiene un contatto continuo nel qui e ora, per trovare delle chiavi di lettura diverse dell’evento traumatico così da poterlo integrare nella propria identità e nella propria storia.





Dagli oltre 3mila articoli pubblicati anche sulle riviste scientifiche e dell’ampio utilizzo che ne fanno ospedali e istituzioni in Europa e nel mondo, si deduce che questo trattamento funzioni, con risultati soddisfacenti in tempi relativamente più brevi rispetto ad altri percorsi psicoterapeutici. Perché?

Il cervello è programmato per l’autoguarigione

“Il lavoro con l’Emdr sfrutta il naturale sistema di elaborazione adattiva dell’informazione”, spiega la dottoressa Isabel Fernandez, Presidente dell’associazione per l’Emdr in Italia. “In una condizione guidata e protetta, al sicuro quindi dal rischio di ritraumatizzazione, l’intervento Emdr si focalizza sul ricordo disturbante per riattivarne e completarne l’elaborazione interrotta. Il materiale bloccato, che era rimasto ‘intrappolato’ in forma implicita in reti neurali a sé stanti, con l’aiuto della stimolazione bilaterale e, in qualche caso, con opportuni interventi di sostegno da parte del terapeuta, può essere, finalmente, esplorato e ricollegato al resto delle informazioni a disposizione del cervello. Questo collegamento, che permette alle reti neurali relative all’esperienza traumatica di utilizzare il patrimonio di memoria funzionale da cui erano rimaste isolate, riattiva l’elaborazione, sfruttando il naturale sistema di elaborazione adattiva dell’informazione del nostro cervello”.


Questo accorcia i tempi della terapia, e la rende ideale in casi di emergenza al punto che nel 2013 l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) l’ha riconosciuta quale metodo elettivo nella risoluzione dei disturbi da stress post-traumatico (Ptsd). In Italia è già stata utilizzata con successo in circostanze drammatiche come il crollo del Ponte Morandi o il terremoto dell’Aquila, durante la pandemia da covid-19 e per accogliere i rifugiati ucraini in fuga dalla guerra

Se l’efficacia del metodo è, come si usa dire, evidence based (basata sulle evidenze), si continuano ancora a indagare i meccanismi che la rendono tale.

Sugli effetti che il movimento oculare della terapia Emdr produce nel cervello sono state avanzate diverse ipotesi. La più accreditata, pubblicata sulla rivista Nature, spiega come favorire la stimolazione bilaterale “attivi alcune strutture cerebrali preposte all’elaborazione dell’informazione, come il corpo calloso e il talamo mediodorsale, che ci permettono di regolare le emozioni sulla base delle informazioni che stiamo ricevendo”, precisa Fernandez. 

Un’altra tesi è che i movimenti saccadici degli occhi stimolerebbero un processo simile al sonno della fase REM, in cui accadono movimenti piuttosto simili mentre processiamo e integriamo quello che ci è accaduto nella fase di veglia. 

Oppure si ipotizza che seguire con lo sguardo le dita che si spostano durante il recupero del ricordo traumatico appesantisca la memoria di lavoro al punto che questa non sarebbe più in grado di recuperare le informazioni traumatiche con la stessa vividezza. È la cosiddetta teoria del working memory taxing. 




In Italia è soprattutto il gruppo di Marco Pagani, neurofisiologo del Cnr, a studiare il meccanismo d’azione dell’Emdr. Tramite elettroencefalogramma, risonanza magnetica funzionale e Pet ha dimostrato come la stimolazione bilaterale favorisca le onde lente (delta) tipiche del sonno, favorendo la desensibilizzazione del trauma e l’integrazione della memorie.


“In pratica, i ricordi passerebbero dal sistema limbico, legato a emozioni forti come rabbia, dolore, paura, alla corteccia, diventando meno disturbanti. Dopo le sedute di Emdr il paziente si sente più sereno e si può dire che sia in qualche modo più libero. E questo è l’importante”, conclude Fernandez. Una considerazione che vale per tutti, ma specialmente per chi ha vissuto traumi con la T maiuscola.


Icona – Telefono

Contatti

Contatti


Nel caso i numeri fossero irraggiungibili o occupati, si prega di lasciare un messaggio in segreteria con:

nome, cognome e numero di telefono.

Sarete richiamati al più presto



Share by: